E' possibile avere dei dati certi sull'ammontare delle risorse europee destinate all'Italia e sul loro utilizzo da parte dei beneficiari?
E' possibile avere dei dati certi sull'ammontare delle risorse europee destinate all'Italia e sul loro utilizzo da parte dei beneficiari?
Quante risorse finanziarie l'Unione Europea assegna all'Italia? A chi sono destinate? Troviamo le risposte a queste e altre domande nei dati raccolti dal Sistema Nazionale di Monitoraggio (SNM), istituito dalla Ragioneria Generale dello Stato, in accordo con le Amministrazioni centrali e regionali.
31 Dicembre 2018
Finanziamenti europei: natura, finalità e modalità di assegnazione agli Stati membri
E' possibile avere dei dati certi sull'ammontare delle risorse europee destinate all'Italia e sul loro utilizzo da parte dei beneficiari? Per rispondere a questa domanda, occorre preliminarmente fornire un breve cenno sulla natura dei finanziamenti europei, sulla loro finalità e sulle modalità di assegnazione agli Stati membri.
L'Unione europea destina una quota rilevante delle risorse del proprio bilancio alla realizzazione di investimenti negli Stati membri, attraverso due principali modalità:
- l'approvazione di programmi ed interventi su proposta delle Autorità pubbliche nazionali (gestione cosiddetta concorrente);
- il finanziamento diretto di progetti ed azioni presentati dagli Stati membri, sulla base di bandi emanati dalla Commissione europea e/o da Agenzie da questa delegate (gestione cosiddetta diretta).
Nel primo caso (a), le risorse finanziarie sono di norma pre-assegnate agli Stati membri sulla base di parametri definiti dalla normativa europea che disciplina l'intervento dei singoli fondi di bilancio (es. i fondi strutturali e di investimento europei). L'attivazione delle risorse avviene attraverso l'adozione di strumenti di programmazione strategica (es. Quadro strategico nazionale; Accordo di partenariato) nei quali sono definite le priorità strategiche da perseguire e gli obiettivi tematici con l'indicazione delle risorse finanziarie complessive. Successivamente, la fase di programmazione finanziaria si conclude con l'approvazione da parte della Commissione europea dei Programmi operativi, ovvero degli strumenti in cui sono individuate le risorse specifiche per settori d'intervento e per aree territoriali.
La gestione dei programmi è di responsabilità delle Amministrazioni nazionali che devono selezionare i progetti da ammettere al finanziamento. La Commissione europea non entra nel merito di tali scelte, ma valuta la coerenza dei progetti ai programmi e agli obiettivi strategici e rimborsa agli Stati membri le spese sostenute e rendicontate periodicamente.
Nel caso dei finanziamenti diretti (b), la Commissione (e/o Agenzie delegate) emana dei bandi per selezionare i progetti da finanziare in diversi settori (reti di trasporto e comunicazione, ricerca, istruzione, ecc.), li valuta e li finanzia direttamente. A tali bandi possono partecipare sia Autorità pubbliche (es. enti di ricerca) sia soggetti privati (imprese, associazioni).
Le risorse UE per l'Italia
Ma quante risorse l'Unione europea assegna all'Italia?
Per quanto riguarda l'Italia, tutte le risorse che l'Unione europea ci assegna come gestione concorrente transitano integralmente attraverso la contabilità di tesoreria del Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato - che dispone dei dati per rispondere alla domanda: ma di quante risorse del bilancio UE beneficia l'Italia? Per quanto concerne i fondi a gestione diretta, essi transitano solo in parte nella contabilità di tesoreria del Ministero dell'economia e delle finanze, in quanto una quota di tali risorse è erogata dalla Commissione europea direttamente ai beneficiari finali.
Alla semplice domanda che ci siamo posti, rispondiamo con i dati ufficiali del bilancio europeo: in media, all'Italia vengono trasferiti 11 miliardi di euro all'anno, per realizzare programmi, progetti ed iniziative in diversi settori, agricoltura, ambiente, istruzione, formazione, sostegno all'occupazione, ricerca, infrastrutture, ecc.
Di tali risorse, circa il 50% riguarda gli aiuti erogati a favore dell'agricoltura in attuazione della Politica Agricola Comune (PAC). Si tratta di risorse che aiutano le aziende agricole ad essere competitive ed a restare sul mercato, nonché a svolgere il fondamentale ruolo di salvaguardia dell'ambiente che è diventato uno degli obiettivi prioritari della nuova PAC. La fonte di finanziamento è il Bilancio UE e il Fondo è il FEAGA (Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia).
Una quota rilevante di risorse UE assegnate all'Italia proviene dai Fondi strutturali e di investimento europei, di seguito indicati:
- Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR),
- Fondo Sociale Europeo (FSE),
- Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR),
- Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP).
La restante parte, circa il 10% delle risorse annualmente trasferite dall'UE all'Italia, riguarda gli interventi a gestione diretta, tra cui i più importanti sono:
- Strumento per collegare l'Europa (CEF);
- Il programma Horizon 2020;
- I Fondi FEAD (aiuti umanitari) e FAMI (gestione immigrazione);
- Il programma Erasmus plus;
- Il Fondo di solidarietà europea.
Chi usufruisce in Italia dei Fondi UE?
Per capire chi usufruisce delle risorse europee, occorre distinguere tra le tipologie di fondi sopra evidenziate. In particolare, per le risorse del FEAGA erogate in attuazione della Politica agricola comune, i beneficiari sono le aziende agricole, i giovani imprenditori agricoli, gli allevatori. Quindi aziende private che attraverso i contributi europei riescono a stare sul mercato e a percepire una remunerazione dalla loro attività anche in momenti di crisi. Per quanto riguarda le risorse dei Fondi strutturali e di investimento europei, queste sono destinate a finanziare specifici programmi finalizzati allo sviluppo socio-economico del territorio, con prevalenza per le aree più deboli.
A livello europeo, le aree ammissibili ai fondi strutturali sono suddivise, in base al livello del prodotto interno lordo (PIL), in:
- Regioni meno sviluppate: con un PIL pro capite inferiore al 75% della media comunitaria. In Italia: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia;
- Regioni in transizione: con un PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media comunitaria. In Italia: Abruzzo, Molise e Sardegna;
- Regioni più sviluppate: con un PIL pro capite superiore al 90% della media comunitaria. In Italia le rimanenti Regioni e province autonome di Trento e Bolzano.
In Italia, quindi, la maggior parte dei fondi strutturali e di investimento europei è destinata ai programmi delle Regioni del Mezzogiorno. Nell'ambito di questi programmi, meglio conosciuti come PON (Programmi Operativi Nazionali), POR (programmi operativi Regionali), PSR (Programmi di sviluppo rurale), sono finanziati progetti di investimento in quasi tutti i settori di spesa, dalle infrastrutture, alla ricerca, dai trasporti alla scuola, dallo sviluppo rurale alla formazione e sostegno all'occupazione, dalla sicurezza alla tutela dell'ambiente e così via.
Utilizzo dei fondi UE in Italia
Per comprendere le dinamiche sull'utilizzo dei fondi UE in Italia, occorre, ancora una volta, tenere distinte le diverse categorie di fondi. Nel caso delle risorse FEAGA relative alla Politica agricola comune, di fatto le risorse che annualmente sono attribuite all'Italia rimborsano spese già sostenute dagli agricoltori e quindi sono integralmente utilizzate.
E' possibile, tuttavia, che a seguito di controlli europei, vengano apportate delle correzioni in diminuzione delle spese dichiarate, ma trattasi di percentuali minimali che non incidono.
Sui fondi a gestione diretta della Commissione, la percentuale di utilizzo delle risorse disponibili per l'area competitività dell'Italia nel periodo 2014-2017 è in media dell'8,6%, dato non particolarmente soddisfacente soprattutto se confrontato con quello degli altri grandi Paesi membri come Germania (13,8%), Francia (16,9%), e Regno Unito (11,5%). Tuttavia, si registra un trend in leggera crescita negli ultimi anni.
Infine, sui Fondi strutturali e di investimento, i dati del sistema di monitoraggio attivato dalla Ragioneria Generale dello Stato dimostrano una lentezza di utilizzo specialmente nei primi anni di attuazione dei programmi. Ad esempio, per i programmi del periodo 2014/2020, l'avanzamento finanziario al 31 ottobre 2018 (quindi a circa 4 anni dall'avvio della programmazione) è ancora limitato al 15,5% rispetto agli stanziamenti totali di risorse. Tale situazione non deve però allarmare eccessivamente, in quanto le spese possono essere sostenute fino al 31 dicembre 2023 e, quindi, c'è abbondante tempo per recuperare.
L'unico punto di attenzione è costituito dalla cosiddetta regola del disimpegno automatico (n+3), per effetto della quale le risorse impegnate nell'anno n devono essere spese entro il 31 dicembre del terzo anno successivo all'impegno. Pertanto, al 31 dicembre 2018 dovranno essere spese tutte le risorse impegnate nel 2015; al 31 dicembre 2019 quelle impegnate nel 2016 e così via.
Le Amministrazioni titolari dei Programmi, consapevoli di tale obbligo, sono chiamate ad adottare tutte le iniziative necessarie per assicurare il rispetto di tale regola, pena la perdita delle risorse non spese. Al momento, comunque, l'Italia non è incappata nel disimpegno automatico. Anche per il 2018, l'accelerazione impressa alla spesa negli ultimi mesi dovrebbe portare a centrare i target di spesa necessari al rispetto della regola n+3.
Il sistema di Monitoraggio dei Fondi strutturali
Prima di concludere, conviene spendere qualche parola sul sistema di monitoraggio che il Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato ha attivato per tenere sotto controllo la spesa dei fondi strutturali europei e l'avanzamento dei programmi e progetti finanziati.
Le informazioni presenti nel sistema sono molto analitiche e riguardano ciascun progetto finanziato, di cui si rileva l'avanzamento finanziario, fisico e procedurale. I dati sono trasmessi costantemente al sistema dalle Amministrazione titolari dei Programmi in cui i progetti sono inseriti, con procedure automatizzate sulla base di un apposito "Protocollo Unico di Colloquio", documento che definisce in modo omogeneo e univoco le informazioni da rilevare per tutti i progetti finanziati nell'ambito delle politiche di coesione sia UE che nazionale. Periodicamente, con cadenza al più bimestrale, le Amministrazioni titolari dei Programmi "rendono ufficiali" i dati trasmessi attraverso un processo di validazione. Bimestralmente, i dati validati dalle Amministrazioni vengono consolidati e pubblicati dal MEF- RGS- IGRUE.
Nel seguente schema sono riportate le fasi del processo di monitoraggio:
A garanzia della qualità delle informazioni presenti nel Sistema di monitoraggio, in fase di trasmissione e validazione sono previsti una serie di controlli formali – sull'effettiva trasmissione delle informazioni obbligatorie, sul formato dei dati e valori ammissibili – ma anche controlli sostanziali sulla congruità dei dati e sulla loro coerenza con le informazioni provenienti da banche dati esterne.
Il Sistema è, infatti, predisposto per interagire con altre piattaforme informative che contengono ulteriori informazioni riconducibili ai progetti monitorati e ai soggetti ad essi correlati, ad esempio la Banca Dati della Pubblica Amministrazione (BDAP), la banca dati dell'Agenzia Nazionale per l'Anticorruzione (ANAC), l'Anagrafe Tributaria e la banca dati del Codice Unico di Progetto (Anagrafe dei Progetti del Sistema CUP).
Speriamo che l'articolo sia stato di interesse ed abbia risposto alla tua domanda sull'ammontare dei fondi europei per l'Italia. Vuoi saperne di più?Consulta la paginaMonitoraggio del sito IGRUE - link esterno: apre una nuova finestra